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Area Archeologica di Minturno, Ponte Borbonico e centro storico Minturno



Area Archeologica di Minturno
Il Comprensorio racchiude le spoglie dell'antica città-porto di Minturnae. Secondo Tito Livio la città faceva parte della Pentapoli aurunca e fu distrutta da Roma nel 315 a.C.. Vista la posizione favorevole ai commerci e al controllo della via d'acqua, i Romani ricostruirono la città facendone una colonia nel 295 a.C. Nell'alto medioevo, Minturnae venne nuovamente distrutta, probabilmente dai Longobardi tra il 580 e il 590. Al sito archeologico in passato sono stati sottratti reperti, in particolare 158 sculture dal marescialloLaval Nugent, comandante dell'esercito borbonico, nel 1820 A seguito di ciò molte opere sono approdate all'estero.

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Il Comprensorio archeologico racchiude, oggi, gran parte dei resti; si possono ammirare:

  • Il Teatro Romano, costruito verso il I secolo d.C. Diviso nei tre settori caratteristici (scaena, orchestra, cavea), accoglieva oltre 4000 spettatori. D'estate, dal 1960, l'antica struttura ospita rappresentazioni teatrali e spettacoli musicali. Negli spazi sottostanti alla càvea è situato il Museo che accoglie statue acefale, sculture, ex voto, epigrafi, monete (ripescate nel vicino fiume) e numerosi reperti, rinvenuti nel secolo scorso a Minturnae, nel centro urbano di Scauri (l'antica Pirae) e nella zona di Castelforte.
  • Un tratto originale della via Appia (Decumanus Maximus), costruito in blocchi di lava basaltica.
  • I resti del Foro Repubblicano (II secolo a.C.), del Capitolium (dedicato a Giove, Giunone e Minerva), del Foro Imperiale, del Macellum (mercato), delle Tabernae, del complesso termale (II secolo d.C.).

Nei pressi del comprensorio il moderno tracciato dell'Appia si interseca con le numerose ed imponenti arcate dell’Acquedotto Romano, un tempo lungo circa 11 chilometri, nonché è possibile ammirare il "Ponte pensile" sul Garigliano, con tiraggi a catene di ferro, il primo realizzato in Italia con tale tecnica. Tale ponte fu progettato dall'ingegnere Luigi Giura ed inaugurato nel 1832 dal re Ferdinando II delle Due Sicilie. Adiacente al comprensorio sorge anche il vasto Cimitero di guerra di Minturno e che accoglie 2049 caduti durante Seconda guerra mondiale dell'Impero Britannico.

A ridosso della foce si trovano, infine, le rovine di un antico luogo sacro, il Tempio della ninfaMarica, divinità delle acque.


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Ponte Borbonico


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Il ponte borbonico Real Ferdinando sulGarigliano (1832), è un ponte sospeso situato nei pressi dell'area archeologica di Minturnae (Minturno), sul confine fluviale che dal 1927divideva la provincia di Napoli dalla provincia di Roma e, a partire dal 1934, dalla nuovaprovincia di Littoria; dal 1945 divide la Provincia di Caserta da quella di Latina. È dedicato al re di Napoli Ferdinando I.

Fu il primo ponte sospeso realizzato in Italia, acatenaria di ferro, e secondo ponte in Europa (ma primo ponte sospeso nell'Europa continentale), dato che il primato assoluto europeo spetta alla Gran Bretagna (1824). Fu esempio di architettura industriale del Regno delle Due Sicilie che dal punto di vista tecnico costruttivo era per quei tempi all'avanguardia in Europa.


Su incarico di Francesco I di Borbone, padre di Ferdinando II, la progettazione fu affidata all'ingegner Luigi Giura, che ne diresse anche l'esecuzione. Sostituì la fragile scafa risolvendo, almeno per un secolo, l'attraversamento del fiume.

I lavori furono iniziati nel 1828 e terminati il 30 aprile 1832: l'inaugurazione alla presenza del re avvenne dieci giorni dopo, il 10 maggio 1832: il sovrano si pose al centro della campata e ordinò che sul ponte passassero due squadroni di lancieri al trotto e ben sedici traini d'artiglieria.

I componenti costruttivi metallici erano stati prodotti nelle ferriere calabresi di Mongiana, di proprietà del generale Carlo Filangieri, principe di Satriano e duca di Cardinale. La spesa fu di 75 000 ducati, a carico del regno.


Centro storico Minturno

La città di Minturnae (41.242066,13.768132) sorgeva lungo il percorso della via Appia, presso il fiume Garigliano. Le sue origini risalgono ad un centro ausone, appartenente alla Pentapoli Aurunca. Un culto particolare vigeva per la ninfaMarica (divinità) - “la dea dell’acqua che brilla sotto la luce del sole”, ma anche la dea “che distrugge, infuria, consuma, inaridisce” - in onore della quale era stato eretto, verso la fine del sec. VI a.C., un tempio in tufo, che fu poi riattato in muratura alla fine del I secolo dai Romani. Sconfitto il popolo aurunco nel 340 a.C., i romani presero possesso del territorio. Fu rifondata comecolonia romana e al suo ager apparteneva l'area tra i Monti Aurunci e il Tirreno, comprendente una zona residenziale sulla costa dell'odierna Scauri (già Pirae), con estese villae maritimae, e una zona agricola e produttiva, lungo il fiume e sulle colline, dove si trovavano diverse villae rusticae o fattorie. Come detto presso la foce del Garigliano sorgeva il bosco sacro della deaMarica.

Nelle paludi dell'antico Minturno trovò rifugio, nell’88 a.C., il console Gaio Mario, tallonato dagli uomini del rivale Silla. I magistrati locali ordinarono la sua uccisione per mano di uno schiavo cimbro. Il condottiero riuscì a sfuggire alla morte, dopo aver intimorito il germanico.

La città venne distrutta probabilmente dai Longobardi tra il 580 e il 590.

Traetto

Dopo la distruzione di Minturnae, gli abitanti si rifugiarono sul colle vicino, fondando il centro di "Traetto" o "Traietto". Il toponimo deriva dalla scafa che univa le due sponde del Garigliano. Nell'VIII secolo venne fondato il Patrimonium Traiectum, cioè la città divenne centro di un latifondo gestito da un diacono dipendente direttamente dal Papa. Sotto il potere pontificio,Traetto fu cinta da mura, ma venne distrutta, nell'883, da Saraceni venuti per lo più dalla Sicilia musulmana e che si stabilirono nella piana del Garigliano. Essi vennero poi scacciati nel 915 dalla lega voluta da Papa Giovanni X.

Passata sotto il controllo di Gaeta, la città fu di nuovo distrutta dagli Ungari. In seguito ebbe propri feudatari e, alla fine del X secolo, fu donata all'Abbazia di Montecassino. Nel 1061 l'Abate Desiderio concesse agli abitanti le chartae libertatis, (carte di franchigia). Dopo essere stata conquistata dai Normanni di Sicilia, nel XII secolo appartenne alla famiglia normanna dell'Aquila (de l'Aigle) imparentata con la famiglia reale d'Altavilla, e dal 1299 per matrimonio ai Caetaniquando divennero titolari della contea di Fondi, di cui Traetto faceva parte. Nel 1497 fu donata da Federico d'Aragona re di Napoli a Prospero Colonna dopo la confisca per ribellione del filo-francese Onorato Gaetani dell'Aquila, I duca di Traetto dal 1493, e a lui confermata per aver combattuto nel 1503 da parte francese nella battaglia del Garigliano, con cui iniziò il dominio spagnolo in Italia meridionale. I Colonna tennero Traetto fino al 1570 anno della morte diIsabella figlia di Vespasiano e nipote di Prospero. Successivamente passò a Vespasiano Gonzaga Colonna duca sovrano di Sabbioneta, figlio di Isabella Colonna e per eredità ai Carafa di Stigliano del ramo della Stadera con Anna ultima di questo ramo per passare finalmente aNicola de Guzman (+1689) figlio di Anna, alla morte del quale, privo di eredi, avvenne la devoluzione dei loro feudi alla Corona. Dal 1690 al 1806, anno in cui fu abolito il sistema feudale, la città fu tenuta dai Conti Carafa di Traetto del ramo della Spina. Durante l'occupazionenapoleonica, nel giorno di Pasqua del 1799, fu assalita ed espugnata dalle truppe franco-polacche, nell'ambito delle ritorsioni verso le città che fiancheggiavano Fra' Diavolo: morirono 349 traettesi, nonché molti abitanti dei paesi limitrofi.



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Da visitare



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  • "Chiesa di San Francesco", costruita verso il 1363dalla famiglia Caetani. Sulla parete destra si può ammirare l'affresco della Madonna delle Grazie, Protettrice di Minturno.
  • "Chiesa dell'Annunziata" (XIV secolo), conaffreschi dell'epoca. Nell’abside è dipinta una "Crocifissione", realizzata nel 1333, forse dagli allievi di Giotto. Fu a più riprese danneggiata: dai pirati turchi nel 1552, dalle truppe napoleoniche nel 1799e da un incendio nel 1888. Fu riaperta al culto nel 1931 come tempio votivo dei minturnesi caduti nella Prima Guerra Mondiale, dopo il restauro commissionato dal concittadino Pietro Fedele, storico e Ministro della Pubblica Istruzione nel 1925-28.


Siti archeologici

  • Rovine della città romana di Minturnae (presso la frazione di Marina). Il Comprensorio archeologico racchiude, oggi, gran parte dei resti della città-porto. Spicca il maestoso Teatro Romano, costruito verso il I secolo d.C. Diviso nei tre settori caratteristici (scaena, orchestra, cavea), accoglieva oltre 4 000 spettatori. Ogni estate, l’antica struttura ospita una prestigiosa Stagione di spettacoli, inaugurata nell’agosto del 1960 dall’attrice Emma Gramatica, protagonista de “Le troiane” di Euripide. All'interno dell’area sono visibili un tratto originale della via Appia (Decumanus Maximus), costruito in blocchi di lava basaltica; i resti del Foro Repubblicano (II secolo a.C.), del Capitolium (dedicato a Giove, Giunone e Minerva), del Foro Imperiale, del Macellum (mercato), delle Tabernae, del complesso termale (II secolo d.C.). Negli spazi sottostanti alla càvea è situato il Museo che accoglie statue acefale, sculture, ex voto, epigrafi, monete (ripescate nel vicino fiume) e numerosi reperti, rinvenuti nel secolo scorso a Minturnae, nel centro urbano di Scauri e nella zona di Castelforte. Testimonianze provenienti da Minturnae sono custodite, tuttora, presso i Musei Archeologici di Zagabria (Croazia), Philadelphia (USA) e quello di Napoli. Il moderno tracciato dell’Appia si interseca con numerose ed imponenti arcate dell’Acquedotto Romano, un tempo lungo circa 11 chilometri. Verso la foce del Garigliano si trovano, poi, le rovine di un antico luogo sacro, il Tempio della ninfa Marica, divinità delle acque. La città di Minturnae possedeva anche un anfiteatro non ancora portato alla luce. Archeologicamente Minturnae sarebbe ancora più interessante se il maresciallo Laval Nugent, comandante dell'esercito borbonico, non l'avesse privata intorno al 1820, di preziose sculture (ben 158 reperti). Così, a seguito di tale intervento, molte opere sono approdate all'estero.