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Abbazia di Monte Cassino e parco delle Terme Varroniane

Abbazia di Montecassino

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Arciabbazia di Montecassino
Altra Visuale.jpg
Il portone principale: in basso a sinistra si nota lo stemma abbaziale
StatoItalia Italia
RegioneLazio Lazio
LocalitàCassino-Stemma.png Cassino
ReligioneCattolica
OrdineOrdine di San Benedetto
DiocesiAbbazia territoriale di Montecassino
Stile architettonicobarocco napoletano
Inizio costruzione529
Sito webwww.abbaziamontecassino.org

Coordinate: 41°29′24″N 13°48′50″E (Mappa)

L'arciabbazia di Montecassino è unmonastero benedettino sito sulla sommità diMontecassino, nel Lazio. Dal dicembre 2014 il sito è in gestione al Polo Museale del Lazio. L'Abbazia di Montecassino è il monastero più antico d'Italia insieme alMonastero di Santa Scolastica.


Storia[modifica | modifica wikitesto]


Fondata nel 529 da San Benedetto da Norcia sul luogo di un'antica torre e di untempio dedicato ad Apollo, situato a 519metri sul livello del mare, ha subito nel corso della sua storia un'alterna vicenda di distruzioni, saccheggi, terremoti e successive ricostruzioni. Nel 577, durante l'invasione dei Longobardi, il monastero venne distrutto per la prima volta e la comunità dei monaci, con le spoglie del santo fondatore, dovette riparare a Roma. Poi, dal 643 i monaci trovarono ospitalità dallacomunità di San Colombano a Bobbio e in seguito nei vari monasteri ed abbazie colombaniane in Italia ed in Europa, diffondendo enormemente le comunità benedettine.

Ricostruita intorno al 718 d.c sotto l'impulso di Petronace di Montecassino, l'abbazia venne distrutta una seconda volta dai Saraceni nell'883, venendo riedificata per volere di papa Agapito II solo nel 949. Per tutto il medioevo, l'abbazia fu un centro vivissimo di cultura attraverso i suoiabati, le sue biblioteche, i suoi archivi, le scuole scrittorie e miniaturistiche, che trascrissero e conservarono molte opere dell'antichità. Testimonianze storiche del più alto interesse e di sicura validità sono state raccolte e tramandate a Montecassino: dai primi preziosi documenti in lingua volgare ai famosi codici miniati cassinesi, ai preziosi e rarissimi incunaboli. Il più illustre dei suoi abati fu forse Desiderio - il futuro papa Vittore III (sepolto nell'abbazia stessa) - che alla fine dell'XI secolo fece ricostruire completamente l'abbazia ed ornò la chiesa di preziosissimiaffreschi e mosaici, il cui riflesso si può ancora oggi scorgere in quelli che lo stesso abate fece eseguire in Sant'Angelo in Formis.

Dalla Chronica Monasterii Casinensis sappiamo che l'abate Desiderio impiegò sforzi e capitali notevoli per la ricostruzione della chiesa abbaziale, compiuta nei soli cinque anni dal 1066 al1071, utilizzando materiali lapidei provenienti da Roma e facendo venire da Bisanzio anche mosaicisti e artefici vari. La maggior parte delle decorazioni - della chiesa e dei nuovi ambienti del monastero successivamente riedificati - erano costituite da pitture, oggi in maggior parte perdute e delle cui conosciamo soltanto alcuni soggetti, come le Storie dell'Antico e Nuovo Testamento nell'atrio, di cui si conservano interamente i tituli scritti dall'arcivescovo di SalernoAlfano.


Il ricorso a mosaicisti bizantini era motivato, come si legge nella Chronica, poiché: «da più di cinquecento anni i maestri latini avevano tralasciato la pratica di tali arti e per l'impegno di quest'uomo ispirato ed aiutato da Dio esse furono rimesse in vigore in questo nostro tempo», inoltre, «affinché la loro conoscenza non cadesse ancora oltre in oblio in Italia, quell'uomo pieno di sapienza decise che molti giovani del monastero fossero con ogni diligenza iniziati in tali arti. Tuttavia non solo in questo campo, ma anche per tutti i lavori artistici che si possono compiere con oro, argento, bronzo, ferro, vetro, avorio, legno, gesso o pietra, fece venire i migliori artisti selezionati dai suoi monaci».

Distrutta da un terremoto nel 1349 e nuovamente ricostruita nel 1366, l'abbazia assunse nelXVII secolo l'aspetto tipico di un monumento barocco napoletano, grazie anche alle decorazioni pittoriche di numerosi artisti tra i quali Luca Giordano, Francesco Solimena, Francesco de Mura,Giovanni de Matteis. Fra il 1930 e il 1943 il monastero era raggiungibile grazie alla funivia di Cassino, distrutta durante la seconda guerra mondiale[1].

La battaglia di Montecassino[modifica | modifica wikitesto]

In queste forme era giunto fino a noi l'antico monastero prima che nel 18 febbraio del 1944, durante la seconda fase della battaglia di Montecassino, un bombardamento massiccio delleforze alleate, che vi sospettavano erroneamente[2] la presenza di reparti tedeschi, lo distruggesse nuovamente. Il bombardamento cominciò la mattina del 15 febbraio e ben 142 bombardieri pesanti e 114 bombardieri medi rasero al suolo l'abbazia. Nel corso di questo trovarono la morte numerosi civili che avevano trovato rifugio all'interno dell'edificio, mentre all'esterno furono uccisi dalle bombe diversi soldati tedeschi e anche quaranta soldati della divisione indiana.[3] Al bombardamento partecipò il soldato Walter M. Miller, futuro scrittore, che proprio da questa sua esperienza trasse l'ispirazione per la sua opera più importante, Un cantico per Leibowitz.


Per merito dell'allora arciabate Gregorio Diamare, e delcolonnello Julius Schlegel[4] della Divisione corazzata "Hermann Göring", l'archivio ed i più preziosi documenti bibliografici furono posti in salvo. Il bombardamento si rivelò un tragico errore di tattica militare. Secondo lo storico Herbert Bloch, il bombardamento non fu solo un'operazione inutile dal punto di vista militare ma anche estremamente dannosa dal punto di vista strategico: Bloch sosteneva che le macerie del bombardamento, occupate subito dai tedeschi, avevano offerto un prezioso riparo, che consentì loro di tenere a lungo quella posizione, dalla quale poterono bersagliare le truppe alleate, infliggendo gravissime perdite a chiunque tentasse di superare la linea Gustav[5]. La ricostruzione, iniziata subito dopo la fine della guerra, ha mirato ad una riproduzione esatta delle architetture distrutte.

Il restauro fu realizzato dal 1948 al 1956, sotto la direzione dell'ingegner Giuseppe Breccia Fratadocchi, che realizzò una ricostruzione dell'interno dell'abbazia con spazi ciechi e muti tra le cornici delle volte,osteggiato da alcuni storici dell'arte[senza fonte]. Il compito di fondere le campane dell'abbazia fu assegnato nel 1949 alla Pontificia Fonderia di Campane Marinelli di Agnone. Negli anni ottanta furono commissionati una serie di affreschi a Pietro Annigonidall'abate Fabio Bernardo D'Onorio. Alla realizzazione del ciclo pittorico parteciparono vari allievi del maestro fra cui Romano Stefanelli, Ben Long e Silvestro Pistolesi. Papa Benedetto XVI si è recato in visita a Montecassino il 24 maggio 2009, nel 65º anniversario della distruzione dell'abbazia. Il pontefice - che al momento della sua elezione sul trono di Pietro aveva scelto il proprio nome anche ispirandosi alla figura di san Benedetto da Norcia - ha pregato sulla tomba del santo, ricordandone l'importanza nella formazione culturale europea.





Terme varroniane

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Le Terme varroniane sono un parco naturale-termale nato nel dopoguerra nei pressi della villa di Marco Terenzio Varrone, erudito scrittore latino, presso la città di Cassino.


Il parco[modifica | modifica wikitesto]

Nella zona del territorio di Cassino detta Monticello, presso la stazione ferroviaria, oltre a confluirvi le acque del fiume Rapido, sgorgano migliaia di sorgenti che generano uno dei rami del fiume Gari. La zona sorgentizia delle Terme Varroniane è classificata come la più grande d'Italia. Tali acque sgorgano dal parco delle Terme Varroniane, ricco di vegetazione, nella quale spiccano i salici piangenti con i rami spioventi sui ruscelli. Il paesaggio è particolarmente suggestivo in primavera e autunno.

Il parco è poco distante dalla zona dove dovrebbe esservi l'antico edificio latino identificato come una sontuosa villa appartenuta a Marco Terenzio Varrone, da lui citata nei suoi scritti. Marco Tullio Cicerone sostiene che la villa avrebbe ospitato degli incontri amorosi sregolati di Marco Antonio.

Il parco ospita oggi uno stabilimento idropinico, la sala congressi - banchetti, l'area concerti ed il camping internazionale, attrezzato con area pic-nic e per attività sportiva. I ruscelli sono ricchi di fauna come trote, carpioni, anguille e lamprede.

Le terme antiche[modifica | modifica wikitesto]

Varrone stesso provvide a far erigere un edificio termale sul suo podere da dove nascevano le acque del Gari. In epoca romana già erano note le proprietà di queste acque.

Il podere in questione fu acquistato da sua moglie Fundania e lo scrittore vi si ritirò in vecchiaia. Qui egli scrisse il De re rustica per mostrare alla moglie - cui l'opera è dedicata - come amministrare la villa.

(LA)

« ... Cum habeam sub oppido Casino flumen, quod per villam fluat, liquidum et altum ... »

(IT)

« ... Possiedo nei pressi della città di Cassino un fiume limpido e profondo, che passa attraverso la mia villa ... »

(Marco Terenzio Varrone, De re rustica)

Antonio da Sangallo fu il primo in età moderna a studiare e a rilevare la pianta del complesso. Vi era una sala ottagonale da cui si ramificava una struttura a croce greca, con cellae frigidarie ecalidarie, come nella tradizione termale romana. Le terme erano immerse in un parco alberato con effigi degli antenati della famiglia.

Il complesso idropinico[modifica | modifica wikitesto]

Il complesso ha funzione anche di stabilimento idropinico, che utilizza le sorgenti naturali convogliate in fontanelle a getto continuo, dislocate per tutto il parco.

Si stima che il flusso sia di 18 metri cubi all'ora. La temperatura delle acque è di 13 gradi.

Le acque, classificate come "bicarbonate medio-minerali fredde", sono diuretiche ed indicate per varie patologie gastriche, renali ed epatiche, nonché per alleviare la gotta.